maurizio fiumara

Lectio Magistralis di Zygmunt Bauman: “Quali sono i problemi sociali, oggi?”

In Etica economica, Filosofia economica on 2 novembre 2011 at 00:21

Quando anche le riflessioni di un pilastro della sociologia come Zygmunt Bauman trasmettono un sapore di smarrimento allora si ha la netta conferma di essere di fronte a un’emergenza.

Questo il messaggio che si è colto il 29 ottobre scorso al Salone dell’Editoria Sociale di Roma assistendo alla Lectio Magistralis del professor Bauman dal titolo “Quali sono i problemi sociali, oggi?”

La crisi in atto, che non è solo capitalistica, è conseguenza di effetti a catena causati in prima istanza da uno stile di vita a cui una certa parte del mondo ha voluto credere. Il desiderio di sentirsi sempre più liberi si è riversato sui mercati, che hanno continuamente cercato la loro deregolamentazione, convincendo le masse che questo avrebbe assicurato una ricchezza più diffusa. Meno regole avrebbero permesso di “fertilizzare” nuove “terre vergini”, per usare una metafora di Bauman, pronte a dare nuovi frutti capaci di migliorare il benessere collettivo.

L’ultima terra vergine è stata quella del debito. Scoperta trent’anni fa, si è voluto convincere un grande numero di consumatori avveduti, che fosse un anacronismo spendere in base alle proprie disponibilità e che fosse più intelligente utilizzare anche i risparmi, per ipotecare fin da subito uno status ineluttabile ma che si sarebbe raggiunto solo dopo molti anni. Così è stata inventata la carta di credito, che ha corroborato la frenesia di accaparramento, creando una nuova società, tachicardica, dipendente dal consumo compulsivo e dal reintegro di conto corrente. Senza tenere conto delle marginalità, cioè della decrescita dei profitti all’aumentare della produzione, che avrebbe costretto l’economia globale ad una crescita ad oltranza, forzosa, irrealizzabile.

Banca Mediolanum: l’irritante filosofia dell’ultimo feudo

In Etica economica, Filosofia economica on 22 settembre 2011 at 23:52

Fino al 2008 è stata una banca dignitosa, profittatrice come le altre. Ma usava la tecnologia per non farvi uscire di casa, ed era una gran comodità.

Ora, questo gap con il resto degli istituti di credito si è dissolto e anche il consenso che si era costruito intorno a sé è andato a farsi benedire. Il call center è stato ridimensionato, dilatandone i tempi di attesa (portandoli al pari delle altre banche) e la competenza di operatori telefonici e family banker, tranne qualche rarissima eccezione, è finita sotto le suole (né più né meno di molta concorrenza).

Non è vero, però, che tutte le banche sono uguali. Alcune sono particolarmente predisposte alla prevaricazione, dotate di quella fastidiosa convinzione di essere l’anello imprescindibile del motore capitalistico, per il quale il cliente è plebaglia da mantenere nei ranghi senza troppa cura, tanto avrà sempre bisogno di lei.

E questa è la filosofia di Banca Mediolanum.

E’ utile dire (e ribadire) del suo comportamento astutamente omissivo, della passione nello “sfidare” costantemente la normativa T.U.B (Testo Unico Bancario), della sua unicità nell’impedire di interfacciarsi con una qualsiasi figura di responsabilità. Qualunque sia il problema; ci si deve rivolgere al call center o al family banker che, però, non sono liberi di prendere decisioni autonome. Il gregge è lì per ascoltare e annuire. Rimane a disposizione il form Reclamo, che risponde solo per iscritto, e si firma come ‘Controllo Rischi e Compliance – Ufficio Reclami’. Neanche la decenza di presentarsi con un nome.

Sistema rateale, segno ultimo dell’irresponsabilità umana

In Economia del benessere, Economia finanziaria, Etica economica, [ Gli editoriali ] on 11 settembre 2011 at 01:05

In una sola generazione sono svaniti il concetto di patrimonio e quello di capitale fisso. Fino a qualche generazione fa gli oggetti, una volta acquisiti, lo erano fino in fondo: proprietà che materializzava un lavoro compiuto. Non è lontano il periodo in cui l’acquisto di una sala da pranzo o di un’automobile erano il coronamento di un lungo sforzo economico. Nella più mediocre logica cartesiana e morale, il lavoro precede sempre il frutto del lavoro, come la causa precede l’effetto. Si lavora sognando di comprare secondo le norme puritane dello sforzo e della successiva ricompensa, attribuendo all’oggetto liberazione dal passato e sicurezza per il futuro. Un capitale, insomma.

Oggi è cambiata la funzione. Degli oggetti, semplicemente, ci si serve (quando servono), riempiono le case piccolo-borghesi, vengono comprati per essere mostrati e poche volte per il servizio per cui sono stati prodotti. Non sono trasmessi da nessuno e non saranno dati in eredità a nessuno. Per chi li produce, lo scopo è soltanto quello di metterli sul mercato e farli acquistare. E se durante i secoli passati erano le generazioni umane che si succedevano in un ambiente statico di oggetti che sopravvivevano loro, oggi sono le generazioni di oggetti che si succedono a un ritmo accelerato nell’ambito di una stessa esistenza individuale.